LA BICICLETTA SERVE SOLO LA DOMENICA?

Premessa: questa pagina é online dal 1999 ed é stata allestita per dare testimonianza di cosa si può fare con una bicicletta: andare a lavorare Estate e Inverno percorrendo ogni giorno 60 km.

La valenza di quanto raccontato qui non sta nel lato sportivo che é irrilevante, giacché qualsiasi Ciclista allenato può fare ben di più ma nell'approccio che é stato dato 'all'impresa' finalizzato a testare e risolvere i molti problemi che il Ciclista si trova ad affrontare quando usa la bici come mezzo di trasporto tutti i giorni e per lunghe percorrenze.

Passato l'aspetto romantico ed emotivo conseguente alla scoperta di questo meraviglioso mezzo il Ciclista si trova dinnanzi una pluralità di problemi che non può immaginare all'inizio.

I problemi affrontati sono stati innumerevoli ciascuno dei quali é stato specificatamente studiato al fine di trovarne una soluzione. Tali problemi sono ben noti a chi pedala: avversità climatiche, perdita  di oggetti durante il percorso, innumerevoli rischi di incidente, attacco di cani, guasti meccanici solo per citare i più importanti.

In questa pagina sono abbozzate le problematiche che nel corso degli anni sono state espanse ed organizzate in specifiche aree tematiche che hanno prodotto questo manuale a disposizione di tutti i principianti.

Buona lettura.

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Se ritieni che la bicicletta possa costituire un valido mezzo di trasporto ma non hai avuto ancora il coraggio di provare, ti potrebbe essere utile leggere la mia esperienza di oltre 100.000 Km percorsi nelle aree urbane.

Sulla base delle migliaia di chilometri percorsi nelle aree urbane ed extraurbane tra l'anno 1988 e l'anno 1998 metto a disposizione, seppure in forma estremamente sintetica, nozioni molto pratiche e qualche convincimento che ho maturato sulla reale possibilità di risolvere una pluralità di problemi personali e collettivi utilizzando la bicicletta come mezzo di trasporto.


Quasi ogni giorno lavorativo percorro in bicicletta, tra andata e ritorno, 60 Km, per recarmi dalla mia residenza sita a Ronco Briantino sino al mio luogo di lavoro collocato in una zona semicentrale di Milano.

Per pervenire alla percezione personale e da parte dei mie conoscenti della normalità di tale comportamento ho dovuto affrontare pregiudizi, ilarità e risolvere problemi logistici di ogni genere (abbigliamento , manutenzione, reperimento spogliatoio, percorsi, sicurezza personale ecc.).


I tempi di percorrenza relativi al suddetto percorso, con vari mezzi di trasporto, da quando esco da casa a quando varco la soglia dell'Azienda sono, per 30 Km di viaggio , i seguenti:

- BICICLETTA: 70 minuti la mattina 85 minuti la sera (al ritorno il percorso é in leggera salita)=77. 5 minuti di media

- AUTO o BUS (per raggiungere la stazione ferroviaria) +TRENO+METROPOLITANA=100 minuti di media -

- AUTO=90 minuti di media.

- AUTO (per raggiungere un bus)+ BUS+METROPOLITANA=120 minuti

I 2/3 del percorso in esame avviene in territorio extraurbano ove i mezzi a motore possono raggiungere velocità elevate e ci sono meno semafori, nonostante ciò il minor tempo é a favore della bicicletta, nelle aree totalmente urbane tale vantaggio aumenta ulteriormente per ovvi motivi.

A beneficio della bicicletta c'è anche il fatto che per realizzare una velocità commerciale apprezzabile, richiede un'energia infinitamente modesta, peraltro totalmente rinnovabile e un impatto ambientale tendente a zero se comparata agli altri mezzi che, per produrre una mobilità similare, hanno divorato immani risorse economiche e energetiche, devastato la vivibilità di intere aree con la totale occupazione di tutti gli spazi fisici e acustici disponibili, sino a tramutare intere zone residenziali in immensi parcheggi senza più alcun spazio a disposizione dell'uomo.

 

L'uso sistematico della bicicletta come mezzo di trasporto ha avuto sul mio fisico rilevanti benefici.

A 35 anni di età, quando facevo vita sedentaria tendevo al sovrappeso, ad esso era, come spesso accade, associata l'ipertensione arteriosa; ero soggetto a periodici raffreddori, mal di schiena, mal di testa, sensibilità alle variazioni climatiche.

Ora ho 51 anni e da quando ho progressivamente incrementato l'uso del mezzo ( Pedalo per 10000 Km/anno ma i benefici erano uguali anche in passato quando i Km erano 5000) il peso corporeo é rientrato nella norma e di conseguenza anche la pressione arteriosa, non ricordo l'ultima volta che ho avuto un malessere tra quelli sopracitati; provo benessere quando sono in bici o a piedi anche a temperature estreme.

I controlli clinici e radiografici a cui periodicamente sono sottoposto in qualità di donatore di sangue del Policlinico di Milano non hanno mai evidenziato effetti nocivi provocati dalle emissioni dei mezzi di trasporto nel cui ambiente mi trovo a pedalare.

Quanto sovraesposto tende a dimostrare che ogni bicicletta in più che circola come mezzo dì trasporto porta in sé la liberazione di una quantità di risorse ambientali ed economiche ed un benessere individuale e collettivo rilevante.

Per incrementare il numero delle persone che facciano uso delle bicicletta come usuale mezzo di trasporto occorre, a mio avviso, intervenire su numerosi aspetti tra i quali i più rilevanti mi sembrano i seguenti:

SICUREZZA - La gente, a ragione, ha paura ad immergersi nel traffico in bicicletta. Ogni giorno in Italia vengono investiti feriti o uccisi dei Ciclisti. Tutte le statistiche relative a incidenti arrivano al massimo a contemplare i motorini; per le statistiche il ciclista non esiste.

La disponibilità di dati ufficiali potrebbe invece palesare una situazione grave e dar luogo a una corrente di opinione o meglio determinare l'obbligo per legge di usare il casco. (che fine hanno fatto le proposte di legge in tal senso seguito alla morte del corridore Casertelli al giro di Francia?).

Il casco é una protezione attiva che evita che si tramutino in tragedia anche piccole cadute che il Ciclista non potrà mai evitare. Anche nel percorso più protetto vi potrà essere sempre un cane, una pozzanghera un'ostacolo improvviso che ci fa cadere (parlo per esperienza diretta), il casco rende quasi impercettibili eventuali botte al capo a seguito di tali cadute, senza tale protezione le conseguenze potrebbero essere ben maggiori.

PISTE CICLABILI - La sicurezza dei Ciclisti si migliora, ovviamente, anche con la costruzione di piste ciclabili ma, attenzione, devono soddisfare due requisiti essenziali perché vengano adoperate e non siano più pericolose delle strade:


Devono avere un senso compiuto, in altri termini occorre che costituiscano una rete simile al sistema ferroviario o autostradale; gli spezzoni che ogni Comune realizza non servono a nulla in quanto il ciclista che dovendo compiere un determinato percorso su strada quando si imbatte in un tratto di pista la vede spesso sporca o ingombra di macchine, stima più sicuro proseguire sulla strada in cui già si trova.

Devono essere segnalate le precedenze e gli incroci in modo assolutamente univoco e chiaro; oggi le piste ciclabili, se non si presta molta attenzione sono luogo di investimento di ciclisti per i seguenti motivi:

L'auto che con obbligo di precedenza si immette in una strada costeggiata da una pista ciclabile non si ferma mai raso pista ciclabile ma prosegue di norma sino alla strada con il rischio per il ciclista che ivi si trova a transitare di essere investito.

L'altro rischio é costituito dal fatto che le piste ciclabili sono a doppio senso per cui talvolta si verifica che l'automobilista al suddetto incrocio quando deve dare la precedenza, guarda prima a sinistra in quanto il traffico veicolare gli giunge solo da sinistra senza badare invece che da destra può sopraggiungere un bicicletta che ha anch'essa diritto di precedenza.(nel Giugno scorso uno dei miei figli, fortunatamente senza conseguenze, é stato investito da un'auto in siffatta modalità).

Esistono inoltre altri aspetti che spaventano chi intende avvicinarsi al mezzo, li espongo sotto forma di risposta a domande che mi sono state poste frequentemente.

FATICA

Molte persone acquistano la bicicletta, fanno un giro attorno all isolato, si accorgono che si suda e si fatica, tornano a casa e di bici non ne voglio più sentir parlare.

La bicicletta richiede come qualsiasi attività motoria un minimo di allenamento che immagino possa essere comparabile alla fatica di coloro che frequentano le palestre ma con una fondamentale differenza. Mentre in palestra la fatica é una costante (diversamente cosa si andrebbe a fare?) la fatica da pedale, fissato un certo percorso, breve o lungo che sia, tende progressivamente a diminuire sino ad essere impercettibile.

Quando si raggiunge lo stadio della non fatica, a cui chiunque può pervenire se ha la costanza di soffrire qualche mese, l'uomo e la sua bicicletta diventano come una sola cosa e l'atto di pedalare assume la naturalezza del camminare o del respirare.


DOPO UNA GIORNATA DI LAVORO NON E' FATICA PEDALARE?

Quando ho iniziato circa 10 anni fa abitavo a 12 Km dal luogo di lavoro. I primi tempi, quando tornavo a casa ero contento di aver finalmente trovato un mezzo di locomozione che mi appagava ma ero talmente stanco che mi gettavo sul divano a dormire e dovevo essere svegliato all'ora di cena, qualche volta la stanchezza era cosi forte che dormivo sino al giorno seguente senza neppure cenare.

Con il passare dei mesi, in modo quasi impercettibile, la stanchezza è calata sino a scomparire; il ritorno a casa coincideva con una sensazione di rilassamento.

Quando ho dovuto, per varie necessità, alternare la bicicletta con i mezzi pubblici o l'auto ho sperimentato che l'affaticamento era associato all'uso di questi ultimi e non alla bicicletta. Indagando il fenomeno, sono pervenuto alla conclusione che il risparmio di energia fisica che si consegue utilizzando i mezzi convenzionali non compensa lo stress da traffico provocato dall'automobile ne i disagi provocati dalle attese dei vari mezzi pubblici, lo stare spesso in piedi e accalcato ad altre persone, i vari trasbordi. Quanto detto vale integralmente anche ora che il percorso é quasi triplicato.

 

CHE PIACERE SI PUO' PROVARE A PEDALARE VICINO AD UN MARE DI AUTO?

Nei primi mesi seguiti alla scoperta del mezzo, era tale l'euforia e la sensazione di onnipotenza che assaporavo percorrendo gli stessi tratti di strada ove per anni sono transitato a passo di lumaca con l'automobile o stavo in lunghe attese del bus che non mi curavo del traffico.

Anzi, mi divertivo a individuare una potente automobile che al comparire del verde schizzava via sviluppando tutta la sua potenza salvo due minuti dopo essere affiancata e superata dal sottoscritto. Con il trascorre dei mesi, ho dovuto prendere atto che l'aria che respiravo non era propriamente montana, il rumore era assordante e il rischio di essere travolto concreto. Stimolato da altri Ciclisti ho iniziato l'esplorazione, con l'uso di carte cittadine per verificare l'esistenza di percorsi alternativi. Ho dovuto fare mio il postulato già acquisto dai mie predecessori che esiste sempre un percorso alternativo pedalabile con relativa serenità.

L'ennesimo punto di forza della bicicletta consiste infatti nel permettersi di poter andare ovunque: esisterà sempre un parco da poter attraversare, stradine secondarie spesso chiuse al traffico e se proprio ci imbattiamo in situazioni che appaiono impossibili ci sono sempre marciapiede o i sensi unici da percorrere contromano.


NON E' UNA SOFFERENZA ANDARE IN BICICLETTA QUANDO FA MOLTO CALDO?
No, se si é allenati in relazione al percorso che si sta compiendo, certo, é bene avere la possibilità di indossare un abbigliamento estivo ivi compreso i pantaloni corti, in ogni caso la ventilazione che lambisce il corpo alle consuete velocità da un vero senso di benessere.

 

E QUANDO FA FREDDO? occorre essere protetti dal freddo con abbigliamento appropriato, in tal caso il freddo si avverte per non più di due minuti, poi si perviene ad uno stato di benessere come quello descritto al punto precedente.


QUANDO PIOVE? Si sceglie un tipo di protezione adatto ai nostri gusti e si pedala come se vi fosse il sole, occorre solo essere più prudenti a causa delle buche che non si vedono e all'asfalto che in alcuni tratti può essere scivoloso.

 

QUANDO E' BUIO O C'E LA NEBBIA?
E' imperativo farsi vedere dalla auto con un impianto di illuminazione e catarifrangenti, dopo di che si può circolare con la massima tranquillità. Io ho dotato le mie biciclette di un minuscolo specchietto retrovisore che mi ha permesso di percepire attraverso le segnalazioni luminose, che vengo avvistato dalle auto che mi seguono molto in anticipo rispetto al momento in cui vengo sorpassato.

 

QUANDO TEMPESTA O NEVICA?
La probabilità di trovarsi in una tempesta é remota, comunque mi è capitato anche questo. Se si ha il casco la cosa più' importante del nostro corpo é al sicuro, si potrebbe avere qualche problema con le altre parti del corpo se non abbiamo una mantella che possa coprirci integralmente.

La neve nelle aree urbane tende rapidamente a tramutarsi in acqua per effetto della circolazione e degli impianti di riscaldamento per cui si può circolare in analogia a quando piove. Se sussiste il rischio di imbattersi in blocchi di neve fresca o ghiaccio per evitare di scivolare é sufficiente ridurre la pressione dei pneumatici.

 

L'ABBIGLIAMENTO?
L'abbigliamento costituisce un aspetto basilare per il ciclista che usa la bicicletta come mezzo di trasporto e nel contempo quello più difficile da gestire se non si dispone di strutture che giunti a destinazione ci consentano una messa a punto personale. In ogni caso le problematiche connesse all'abbigliamento sono funzione dei Km/viaggio:

a) sino a 6/8 Km - Se ben allenati e con una pedalata tranquilla non si suda e di conseguenza non sussiste l'imperativo di un cambio di abbigliamento giunti a destinazione.E' comunque indispensabile avere sempre con se una mantellina per proteggersi in caso di pioggia che può stare comodamente in una comune borsa da ufficio.

Più problematica é la custodia del casco qualora la destinazione sia una tappa intermedia, magari un autobus o un treno ;in tal caso il casco non ci sta nella borsa per cui ognuno si arrangi come può. Il problema della custodia degli accessori è risolto in quelle località ove sono sorte delle strutture per la custodia delle biciclette, in tali luoghi é anche possibile depositare gli accessori sopraccitati. Personalmente quando ho l'esigenza di recarmi in stazione per prendere un treno uso una vecchia bicicletta, che nessuno si sognerebbe di rubare e mi porto appresso una borsa capiente nella quale colloco la mantellina e il casco.

b) oltre 8 Km- La necessità di cambiarsi di abito e darsi una rinfrescata giunti a destinazione diventa pressante in quanto é difficile non sudare superata tale soglia, anche se allenati; inoltre quando piove, la mantellina o anche le tute non riescono a proteggere dall'acqua gli arti inferiori per lunghi tratti , di conseguenza, giunti a destinazione si rende necessario la sostituzione totale o parziale degli indumenti indossati durante il viaggio.
Verificato che occorre un cambio di abbagliamento, il ciclista poi può sbizzarrirsi secondo i suoi gusti a seconda delle stagioni; é comunque naturale che in estate indosserà i pantaloni corti per beneficiare a fondo della ventilazione.
Il cambio dell'abbigliamento può avvenire senza problemi se la destinazione é un luogo di lavoro fisso; in tal caso i datori di lavoro di norma non negano la disponibilità di uno spogliatoio, forse perché' richieste di questo tipo sono ancora limitate. Qualora la destinazione sia invece mutevole non so come il problema possa essere risolto, sarei lieto di raccogliere suggerimenti al riguardo.

 

IMMAGINE

- ammesso che un ipotetico aspirante ciclista urbano abbia ritenuto convincenti le argomentazioni presentate a favore della bicicletta molto probabilmente continuarà ad utilizzare i convenzionali mezzi di trasporto per la non volontà di contrastare gli stereotipi corrente sull'uso del mezzo.
L'uso della bicicletta in Italia é socialmente accettato la Domenica. Nei giorni feriali invece si deve usare l'automobile, la moto, il motorino, il mezzo pubblico e in fine la palestra il tennis ecc. per smaltire il sovrappeso.
Anche i mezzi di comunicazione di massa se ne guardano bene dal veicolare opinioni tese ad incentivare l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto perché' si andrebbe a mettere in discussione ingenti interessi economici che sono sottesi all'attuale sistema basato sulla motorizzazione. La dimostrazione di quanto ho affermato la si può rilevare in concomitanza con i ciclici blocchi del traffico a causa dell'inquinamento.
I media si limitano a registrare i vari piagnistei e se affrontano il problema espongono solo le proposte interne all'attuale sistema ma la bicicletta non viene mai presa in considerazione quale reale possibilità per risolvere i problemi di mobilita' e inquinamento.
Per tentare di spostare le persone dall'uso dei convenzionali mezzi di trasporto alla bicicletta intravedo le seguenti linee di intervento:

- I molti che usano la bicicletta per svago se ne facessero anche uso come mezzo di trasporto, potrebbero rendere più' visibile il fatto che pur in presenza di città ostili alla bicicletta é possibile muoversi nel traffico con minor tempo e se adeguatamente protetti e allenati non soccombere.

- Occorre che a fianco delle numerose associazioni basate sull'uso della bicicletta nel tempo libero ne sorgano altrettante che si pongano l'obbiettivo della promozione come mezzo di trasporto. Ciò é fondamentale perché' solo l'associazionismo potrebbe conquistare l'indispensabile visibilità per dialogare con i cittadini e le amministrazioni al fine di attuare gli interventi atti a favorire l'uso del mezzo.

- I produttori di biciclette, stranamente assente dal punto di vista della comunicazione, potrebbero investire in campagne di pubblicità mirate ad incentivare L'uso della bicicletta come mezzo di trasporto.

 

**** Aggiornamento anno 2008 ****

La testimonianza sopraccitata é stata scritta nell'anno 1999, a distanza di 10 anni la ritengo ancora valida nelle sue linee generali, quello che va aggiornato é il problema della sicurezza del ciclista. In questi ultimi anni le modalità di guida, sempre più irresponsabili di molti automobilisti, non mi fanno più sentire sicuro in bicicletta come qualche anno fa.

Nonostante il casco, lo specchietto, i catarifrangenti, le luci, percepisco aumentato il rischio di essere travolto.

Nel recente passato, quando un automobilista aveva dinnanzi un ciclista, se non poteva sorpassarlo ad una congrua distanza di sicurezza aspettava pazientemente il momento opportuno per fare il sorpasso; oggi, invece, se ne frega e lo sorpassa anche a pochi centimetri per cui se il ciclista ha un leggero sbandamento viene travolto.

Si sono moltiplicati i rischi anche per l'uso massivo di telefonini, audio, video, computer, navigatori, lettura giornali in coda: in auto praticamente si fa di tutto e per queste distrazioni i primi a farne le spese sono pedoni e ciclisti.

Io risiedo in Brianza ove le statistiche affermano che l'assunzione di stupefacenti ha assunto una diffusione di massa e non solo il Sabato sera: quando assisto, anche nella mia veste di automobilista, a condotte che per velocità e/o sorpassi possono tranquillamente essere definite criminali non posso non pensare che alla guida di tali mezzi vi siano drogati o ubriachi anche durante le normali giornate di lavoro.

Da ultimo ci si mettono anche i SUV, quella specie di camion che usano i soggetti che vogliono sentirsi superiori agli altri che, avendo una larghezza maggiore delle auto costituiscono l'ennesimo pericolo per il Ciclista.

La mia personale convinzione è che le cose peggioreranno sempre: anche infliggendo anni di galera agli automobilisti che provocano gravi incidenti non cambierebbe nulla perché tali comportamenti sono espressione di un generale disprezzo della propria e dell'altrui vita e di tendenze nichiliste che stanno prevalendo nella cultura dell'uomo moderno.

Che fare, allora?

Il ciclista, stante le succitate considerazioni, é più che legittimato a difendere la sua incolumità in tutti i modi: quindi ben vengano i marciapiedi e le piste ciclabili quando ci sono e sono sicure, perché il problema che ho descritto nella nota del 1999 é ancora li: spesso si rischia la vita anche sulle piste ciclabili.

In questo breve aggiornamento vorrei illustrare alcuni pratici suggerimenti di guida ciclistica che ho tralasciato nel 1999 ma che ora, alla luce delle preoccupazioni che ho espresso, potrebbero avere qualche interesse.

Ecco i suggerimenti scaturiti da situazioni e rischi vissuti concretamente:

AL SEMAFORO:

quando siamo fermi al semaforo e scatta il verde l'auto o camion che ci sta alla sinistra potrebbe voler girare a destra e tagliarci la strada. Dato che la freccia non la mette più nessuno occorre partire o alcuni secondi prima in modo da far vedere la nostra direzione oppure partire qualche secondo dopo in modo da vedere quale direzione prende il veicolo. Mai partire in contemporanea al mezzo che ci sta di fianco al semaforo. Se alla nostra sinistra c'e un camion moltiplichiamo le cautele perché dal posto di guida, non sempre l'autista é in grado di vedere la bici ferma che si trova affiancata alla sua destra.

 

ATTRAVERSAMENTO DI INCROCI QUANDO IL CICLISTA HA LA PRECEDENZA:

- Quello che vediamo davanti: se c'e un'auto ferma che ci fa pensare che vuole darci la precedenza ma l'autista non guarda verso di noi ma nel senso opposto dobbiamo essere certi che ci ha visto, quindi, scampanellare o fare un fischio in modo da fargli girare la testa e guardarci, solo cosi' possiamo passargli davanti in sicurezza.

- Quello che vediamo dietro: occorre osservare bene cosa succede dietro di noi perché ci potrebbe essere un'auto che ha intenzione di girare a destra e quindi tagliarci la strada. Spesso non si può sapere l'intenzione dell'automobilista perché la freccia é un optional. Se appena si ha la sensazione che il soggetto alla guida vuole girare a destra tagliandoci la strada, perché noi dobbiamo andare diritto, é saggio girare assieme a lui a destra e poi riprendere il nostro percorso.

é una soluzione estrema ma é sempre meglio che farsi travolgere. Molti ciclisti vengono investiti proprio agli incroci quando l'automobilista o il camion gira a destra e ci taglia la strada.

 

ATTRAVERSAMENTO DI ROTATORIE (ROTONDE):

Le rotatorie rappresentano l'ennesima iattura per il ciclista. Esse, infatti, funzionano molto bene quando a 'fronteggiarsi' sono mezzi a 4 ruote di forza comparabile come le automobili ma se la rotatoria viene impegnata da una bici non é scontato che le auto che si immettono nella rotatoria gli diano sempre la precedenza come il codice della strada imporrebbe. Una parte degli automobilisti, fortunatamente non tutti (ma ne basa uno per mandarti all'ospedale), considerano quella 'cosa' che si trova davanti non aventi gli stessi suoi diritti perchè spesso va piano mentre Lui, l'automobilista, non ha tempo da perdere e forse perchè taluni si sentono sminuiti se si fermano per far passare una bicicletta.

Non ho una formula magica per passare indenne nelle rotatorie ma posso proporre la mia esperienza che consiste nell'assumere, nei confronti dell'automobilista due atteggiamenti netti e opposti da porre in essere nella condizione concreta in cui ci si viene a trovare:

Far finta di non vedere l'auto che ci deve dare la precedenza: quando siamo nella rotatoria e l'auto che sopraggiunge alla nostra destra che ci deve dare la precedenza non va molto forte e sembra rallentare, abbassiamo la testa e facciamo finta di non averla vista, con tale attegiamento rappresentiamo la nostra determinazione di andare avanti (osservando però con la 'coda dell'occhio' se l'automobilista si ferma effettivamente). Di norma, questo atteggiamento rafforza la decisione dell'automobilista a fermarsi.

 


Guardare fisso negli occhi l'automobilista che ci deve dare la precedenza: quando siamo nella rotatoria e l'auto che sopraggiunge va forte e/o appare non avere molta intenzione di fermarsi per dare la precedenza ad una bicicletta dobbiamo essere pronti a tutto quindi, mentre cerchiamo di incrociare gli occhi di chi si trova al posto di guida in modo da acquisire almeno il fatto che l'automobilista ci ha visto in contemporanea procediamo mantenendolo le mani sui freni rappresentando la nostra volontà di non rallentare continuando a guardarlo negli occhi: se egli deliberatamente non si ferma non ci resta che frenare , lasciarlo passare omaggiandolo poi con gesti e frasi che più si attanagliano alla situazione.


Un'ulteriore fattore di rischio é determinato da una particolare tipologia di rotatorie nelle quali la carreggiate si restringe progressivamente sino a raggiungere una dimensione tale per cui una bici + un auto non possono passare affiancate: o passa la bici o passa l'auto. Ho avuto modo di chiedere a un progettista le motivazioni di tale assurdità e mi è stata data una risposta che nulla ha a che fare con la tutela dell'incolumità del ciclista.

Il restringimento della carreggiata avrebbe la finalità di canalizzare le auto costringendole a ridurre la loro velocità prima dell'immissione nella rotatoria. Tutto ok se sulla stessa carreggiata si trovano solo auto ma se in corrispondenza di tale restringimento c'e un'auto e una bici chi passa? é ovvio che l'autombilista dovrebbe rallentare e lasciare che la bici si immetta nella rotatoria e poi, quando possibile, sorpassarla. Purtroppo per le stesse motivazioni già espresse relative al disprezzo della vita altrui spesso l'auto che sta dietro la bici vuole passare nonostante il restringimento della carreggiata con le conseguenze per il ciclista che si possono immaginare.

SVOLTA A SINISTRA: quando ci si porta al centro della strada per svoltare a sinistra si deve avere la consapevolezza che trattasi di una manovra abbastanza rischiosa, se dietro di noi ci sono parecchie auto o la situazione non appare chiara e meglio rinunciare e accostarsi a destra e fare l'attraversamento a 90 gradi quando non transitano auto nei due sensi.

SUPERAMENTO DI CODE DI AUTO FERME O QUASI FERME: se si passa nel modo classico tra le auto e il marciapiede bisogna andare piano perché qualche soggetto potrebbe aprire una porta e farci cadere.

é possibile superare code di auto, con maggiore velocità e sicurezza, superandole da sinistra come fanno le moto. In questo caso, pero', esiste la possibilità che qualche automobilista esasperato dalla fila, esca improvvisamente per fare una retromarcia e tornare indietro o tentare un'impresa disperata di superamento della fila. In questa evenienza se il ciclista transita a filo delle auto può essere fatto cadere dal suddetto automobilista che improvvisamente esce dalla fila.

Per prevenire cio', in tutte le situazioni in cui non sopraggiungono auto dal senso opposto, é meglio marciare nel mezzo della corsia opposta e comunque il più distante possibile dalle auto in coda. Quando arriva un'auto dal senso opposto ci si accosta alle auto ferme o quasi ferme per il tempo strettamente necessario a farla passare, poi si ritorna a pedalare al centro della strada e si va avanti. In questo modo, in apparenza rischioso, si domina tutta la situazione e si puo' reagire con prontezza a qualsiasi manovra imprevista di un automobilista in coda.

Questo sistema l'ho adoperato per anni nella strada provinciale che da Cologno Milanese si immette a Milano zona cascina gobba. L'ultimo tratto di questa strada alle 8 del mattino é costituito da una lunga fila di auto marcianti a passo d'uomo mentre dal senso opposto sopraggiunge un'auto ogni minuto circa. Un giorno un'auto esce improvvisamente dalla fila e urta il motociclista che mi precede di pochi metri e che le transita di fianco facendolo cadere.Da allora, quando é possibile, ho adottato l'accorgimento che ho descritto e devo dire che funziona.


E PER FINIRE UN TRUCCO:

le auto e sopratutto i camion quando sorpassano troppo da vicino un ciclista sono un pericolo, ecco un modo per costringere i mezzi a 4 ruote a superarci mantenendo una maggiore distanza.

Il 'trucco' funziona principalmente nelle strade extraurbane e con traffico non eccessivo.

Appena si vede nello specchietto della bici che sta per sopravvenire un camion o una macchina che stimiamo pericolosi per dimensione o velocità, ad opportuna distanza di sicurezza, facciamo due leggere sbandate; constateremo che l'auto o il camion ci sorpasserà ad una distanza mediamente superiore rispetto a quello che sarebbe avvenuto se avessimo marciato con una traiettoria lineare.é ovvio perché cio' avviene: l'automobilista o il camionista stima che il ciclista che lo precede sia incerto o ubriaco e pertanto lo vuole superare mantenendo una maggiore distanza.

é un suggerimento che può far sorridere ma funziona. Ecco, questo é quello che mi sentivo di aggiungere alla relazione base per mantenerla ancora viva.

 

***Aggiornamento anno 2014 ***

L' esperienza raccontata in questa pagina non potrebbe essere ripetuta oggi, anno 2014, cioé fare 30 km in mezzo al traffico dei giorni feriali in 77 minuti che corrisponde ad una velocità media di 23 km/ora in un percorso per i 2/3 interurbano e 1/3 urbano.

Anche  se al posto di un Cicloamatore ci fosse un Professionista egli  sarebbe costretto a pedalare molto più piano e vediamo perché.

Avendo tappezzato tutta l' Italia di piste ciclabili il Ciclista è obbligato per legge ad usarle sia che a pedalare sia un nonno  che va a passeggio o un professionista. Si tenga conto che la citata media è stata tenuta pedalando sempre su strada poiché   negli anni 80/90 le piste  ciclabili erano pochissime e usate quasi da nessuno.

Il percorso era composto da strade della città di Milano  e strade extraurbane in direzione di Lecco e di conseguenza la velocità in città era decisamente inferiore alla media ma nei tratti interurbani era  stabilmente attorno ai 35/38  km ora.

 

E' immaginabile pedalare  alla citata velocità su una  pista ciclopedonale percorsa da pedoni con il cane o con i bambini? Sicuramente no se non si vuole andare al cimitero a mandare qualche pedone nello stesso posto.

Percorrendo quindi a termine di codice della strada il percorso oggetto di questa esperienza essa non è più ripetibile alla velocità media di allora perché sulla pista ciclabile se non si è irresponsabili bisogna pedalare a velocità moderata per evitare di investire pedoni, bambini o cani.

Si potrà obbiettare che la maggioranza dei ciclisti esperti, compreso chi scrive qui  che si vedono in giro, non fanno uso delle piste ciclabile  è vero ma è una trasgressione che può costare caro in caso il Ciclista venga investito da una auto se pedala su una strada affiancata da una pista  ciclabile.

 Il ciclista oltre al  danno è anche beffato perché viene innanzitutto multato per non avere usato la pista ciclabile e il resto lo fa la assicurazione dell'investitore che tende a risarcire parzialmente o per nulla addossando la colpa al Ciclista. Cliccare qui per saperne di più.

 

 

----------------Aggiornamento 2023--------------

Quando nel 2006 fu introdotto il reato di omicidio stradale scrisse che il provvedimento non avrebbe ridotto gli incidenti stradali perché la  crescita esponenziale di stili di guida criminali  affonda le radici nel malessere che c'e nella società e non basta una  legge per cambiare i comportartamenti.  Il nuovo reato non solo non ha ridotto gli incidenti ma ha peggiorato la situazione  perché la paura  della galera fa quasi sempre scappare l'investitore  mentre prima  si fermava a prestare aiuto. Mi sono sempre sforzato di individuare delle soluzioni ai problemi della sicurezza in bicicletta, chi legge questo sito troverà molti suggerimenti sulle cautele da adottare quando si pedala sulle strade che sono scaturiti  da una approfondita analisi dei rischi ma  oggi, purtroppo,  sono impotente perché stanno inesorabilmente crescendo situazioni nelle quali non ci si può difendere e che sono già state indicate negli aggiornamenti precedenti: guida distratta, guida sotto l'effetto di sostanze, stili di guida criminali.

Sorge allora la domanda; ma perché tutto questo?

Non è che le persone diventano improvvisamente cattive solo quando  guidano un'automobile,  é la  società  che nel suo insieme  sta diventando sempre più cinica e spietata: stupri, violenza contro Insegnanti, Medici, Controllori, Femminicidi, Genitori che si picchiano durante la partita a calcio dei loro bambini, sono tutte espressioni di una società  nella quale l'immagine dell'altro, una volta si chiamava il prossimo,  ha perso qualsiasi sacralità, non c'è più alcun rispetto,  siamo al tutti contro tutti, Questa desacralizzazione dipende  dal fatto che non esistono più valori morali e religiosi condivisi e quindi ciascuno si sente libero di fare quello che vuole.

Che fare allora?

I governanti ogni giorno se ne devono inventare una per tentare di infondere sicurezza nei cittadini sempre più impauriti ma,  come già detto,  non serve a nulla per quanto detto sopra   e quindi, tornando alla bicicletta,  oggi non farei più 60km al giorno per andare in bici a Milano a lavorare, troppi rischi. Questo  timore é forse influenzato dal  fatto che  sono vecchio, ma  non posso non constatare  che negli anni 80 il rispetto che sentivo  sulla strada e la percezione di sicurezza era incommensurabile superiore  a quello di oggi  e quindi anche se  oggi avessi 40 di meno lascerei perdere privandomi del grande senso di libertà che mi ha trasmesso questo meraviglioso mezzo di trasporto. Negli anni 80 circolavano in Italia circa 20 Milioni di veicoli, al 2023 sono diventati circa 40 Milioni e anche questo fattore concorre a peggiorare la sicurezza dei Ciclisti. Nonostante tutto non ho 'appeso la bici al chiodo'   perché sono sempre sulla strada ma scegliendo accuratamente i percorsi meno rischiosi.